Pianigiani intervistato da Andrea Barocci sul Corriere dello Sport
(...) Pianigiani fuma ma, vista la sua prossima destinazione, dovrebbe iniziare a farlo in maniera molto più seria... E' lui il personaggio dell'anno: ha conquistato il suo sesto titolo consecutivo con Siena, ha appena firmato un ricco biennale con il Fenerbahce Istanbul ed ora prepara da ct. le qualificazioni europee, ricevendo una buona notizia proprio dalla Turchia, una delle dirette avversarie in estate dell'Italia. La squadra della Mezza Luna di Tanjevic dovrà rinunciare ai suoi assi Tunceri e Onan (hanno detto no), e forse persino a Turkoglu (Orlando). Ora sta seguendo la Nazionale sperimentale allenata da Luca Dalmonte (che probabilmente diverrà suo vice in Turchia): non chiedergli come e perché ha detto sì al Fenerbahce risulta impossibile. «Mi è piaciuto il fatto che si siano interessati a me in una condivisione di progettualità, proprio quello che è accaduto con il presidente Minucci a Siena e quello che mi aveva chiesto la Fip due anni fa. Sono molto contento, perchè il club ha il più bell'impianto che ho visto in Europa, ha 20 milioni di tifosi e coltiva un'idea di crescita». Altre società di primissimo livello lo avevano cercato (Olympiacos e Panathinaikos, ma anche una spagnola e una russa).«Io però non avevo certo necessità di trovare un altro posto di lavoro - dice il tecnico senese - A Istanbul (dove è statoaccolto in maniera entusiasta; ndr) - il Fenerbahce ha un management nuovo, ha una grande tradizione, si sente la "Repubblica del Fenerbahce". Non vuole vincere subito l'Eurolega, quanto piuttosto essere identificato come un top team per continuità di progetti». Siena e Istanbul, due realtà opposte eppure simili per filosofia. «Siena è piccola, i tempi di lavoro si accorciavano. Istanbul è una metropoli, però nel Palasport (15.000 posti) ci sono gli uffici, le palestre, tutto per lavorare in maniera pratica. E poi vivi un grande senso di famiglia. E' questa la parte più stimolante». La partenza per la Turchia non condizionerà la sua missione come ct. azzurro. «Se non fossi stato a Siena, con la sua organizzazione, non mi sarei sentito di prendere l'incarico in Nazionale. Oggi, dopo due anni, constatata la qualità di tutto lo staff azzurro, mi sento tranquillo e posso affrontare questa nuova avventura all'estero». A meno di sorprese dell'ultimerà, Dalmonte dovebbe essere il suo vice in Turchia. I no di Bargnani e Belinelli alla Nazionale renderanno molto "interessanti" le convocazioni di questa settimana. Tornerà l'ottimo Gigli, così come Poeta. Che farà Hackett, gran protagonista della stagione con Pesaro? «Da come lo conosco, non ho dubbi che vorrà esserci. Ovvio che, essendo un giocatore che vuole dare sempre il 100% , deve tutelare il suo fisico: fa parte del suo gioco. E' giusto parlare con lui». GUERRE - E la crisi del basket italiano? «Bisogna trasfomarla in una nuova opportunità, dove le idee possono essere premiate. Bisognerebbe poi parlare di più tra noi. Se invece si pensa a fare la guerra tra società, si perderà sempre».(...)