La Nazione
NELLA CONFERENZA stampa dei post Supercoppa, Trinchieri ha espressamente detto che non si sarebbe curato di eventuali tentativi di sminuire l'importanza del risultato ottenuto dalia sua squadra. E nessuno lo ha fatto. Giustamente, verrebbe da aggiungere, visto che è stata una vittoria pesante dopo 13 finali vinte consecutivamente dalla Montepaschi. Ma se da una parte nessuno ha dato una valenza inferiore a quella effettiva, dall'altra forse l'esito della Supercoppa è stato caricato di significati eccessivi. «Cosa significa la Supercoppa? Una vittoria di valore - ha detto il coach di Cantù intervistato ieri dalia Gazzetta delio Sport - perché abbiamo battuto Siena: non sarebbe io stesso contro un'altra squadra. Abbiamo sconfitto l'impero, l'egemonia e tutto quello che 13 trofei consecutivi significano. Abbiamo scavato un minisolco, abbattuto un muro psicologico». Ma siamo sicuri che le cose stiano veramente in questi termini? Perché per sconfiggere un impero non basta vincere una battaglia ma va conquistata la capitale. E la capitale in questione si chiama Scudetto. E' ovvio, e legittimo, che Trinchieri abbia voluto caricare l'ambiente, anche in vista dei preliminari di Euroiea-gue che vedranno questa sera impegnata Cantù contro Sofia. Ma l'impero Montepaschi non è caduto affatto. Non è vincendo una coppa che negli ultimi cinque anni è stata disputata dalia Mens Sana e da una squadra arrivata seconda (in Coppa Italia) che può essere considerato sconfitto l'impero. E poi c'è un'altra questione. Siena ha rinnovato tantissimo recidendo idealmente il cordone ombelicale con Pianigiani ed un ciclo sensazionale. La squadra attuale deve ancora acquisire una coscienza propria, non si sente sulla pelle una sconfitta pesante. Non c'è dubbio che il vero contraccolpo psicologico sarebbe stato quello di una sconfitta nella finale dello scorso anno a Forlì. Perché avrebbe reso umana una squadra che tutti consideravano invincibile. Morale della favola: Trinchieri fa bene ad enfatizzare la prima vittoria in una finale contro la Montepaschi. Ma in casa Montepaschi nessuno si è fasciato la testa. Tutti sono coscienti che il lavoro da fare è tanto e la strada lunga. Ma i conti si fanno a giugno. Solo a quei punto sarà combattuta la battaglia che può far cadere l'impero.
Federico Cappelli