«UNA VITTORIA per Siena, per ia Città». La sua foto ha spopolato su Facebook. Per la verità è stata Katia, sua madre, a postarla. Ma in pochi minuti ha fatto il giro dei tifosi. Dopo qualche giorno l'ha condivisa la pagina dell'Euroleague. Un bambino sull'inconfondibile parquet scuro che sta sotto a quello dove la Mens Sana ha dominato nel nuovo millennio. Era il 1989. Daniel Hackett era lì, spensierato. Forse non si immaginava che avrebbe dovuto rispondere a domande tipo: Pensi alla Nba?. E forse non era ancora abbastanza prepotente per rispondere: «Significa Non Abbastanza Bravo, come sono io». Ma Hackett è diventato prepotente. Solo sul campo, sia chiaro. Perché fuori è fantastico, è uno schietto, è uno di Pesaro, è uno che ancora non si rende conto di queiio che può essere ma io è già. La cosa sorprendente è che sembra convincere tutti. Quando parla davanti ad una sala stampa che gli chiede spiegazioni dei trofeo di Mvp di una Coppa Italia giocata da esordiente, con una squadra di esordienti, lui risponde sereno, distribuendo a tutti i suoi compagni i meriti di un trofeo che custodirà nei mobile più illuminato di casa sua. E Daniel Hackett è Siena. Perché qui stiamo parlando di una squadra che ha vinto la sua Coppa Italia più difficile, ha vinto la sua Euroieague stando ai presupposti. Chi doveva vincere non si è presentato - o meglio lo ha fatto ma è stato impresentabile - chi doveva gestire ii pensiero di giocare venerdì la partita di Euroleague più importante delia stagione, ha trionfato. Sarebbe tedioso stare qui a parlare di come la Mens Sana ha vinto ia sua quinta Coppa Italia. Tutti hanno visto che Siena ha vinto con Sassari, rientrando in una partita che sembrava poter diventare una carneficina. Tutti hanno visto quanto è stato difficile battere Reggio Emilia. E tutti hanno visto che per avere la meglio su Varese è stato necessario batteria almeno due volte, prima con quel grande inizio, poi con quella grande reazione. Tre volte con ia sfida di campionato di pochi giorni fa. Si, è vero. Hackett è stato un grande interprete. Ma non esistono interpreti se non c'è un copione. Un concerto fatto di grandi musicisti ma senza un gran direttore d'orchestra non funziona mai.