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Mors tua vita Pea - Al diavolo la Nba e, vi piaccia o no, viva Siena 20/11/2010


di Claudio Pea - da sienanews.it

Quando mi ci metto, sono odioso. Lo dico io prima che lo strillino gli altri in coro. Però sarei bugiardo, che è molto peggio di bastardo, se non confessassi che non me ne può fregare di meno se Tony Parker ha fatto le corna a Eva Longoria con la moglie del suo ex compagno degli Spurs e se l’attrice texana lo è venuta a sapere controllando il cellulare del marito incauto o spiando dal buco della serratura o addirittura direttamente dal suocero dell’amante che avrebbe fatto molto meglio a farsi i cavoli suoi. Dio mio, chi ci capisce qualcosa è bravo. Né me ne può importare più di un fico secco se vincono o perdono i Knicks, se il Gallo dalla schiena di cristallo ha segnato due punti o sedici dalla lunetta, se cacciano Mike D’Antoni e se i tifosi newyorchesi sono imbufaliti con Tu quoque Brute, fili mi. Vivo il basket in maniera totalmente diversa dai gazzettieri in rosa che muoiono se non ci inondano tutti i santi giorni di bufale sulla squadra della Grande Mela e che saltano il pranzo se Danilo, prima d’addormentarsi, sì è dimenticato di inviare a uno di loro almeno l’sms della buonanotte. Primula rossa o mosca bianca, scegliete voi, non ho mai invero sbrodolato per la Nba, soprattutto durante la regular season, e posso sopravvivere benissimo anche senza sapere se i Knicks hanno perso sei o sette partite di fila prima di andare a vincere a Sacramento o dove cristo hanno giocato ieri. Al massimo posso essere contento se Bargnani è il miglior realizzatore degli scassatissimi Raptors e se Belinelli recita un ruolo sempre più importante nei sorprendenti Hornets perché sono straconvinto che a entrambi ha fatto molto meglio un’estate in azzurro con Simone Pianigiani di una stagione intera a Toronto o a New Orleans. E comunque di certo non mi sparo se i compagni di squadra di Gallinari ce l’hanno a morte con il cocco di Tu quoque: anche a me il numero 8, che ha scritto un libretto fotografico con il boss della Banda Osiris, è diventato insopportabile come il suo coach da quando l’uno e l’altro, cioè Danilo e Mike, hanno avuto il coraggio di girare le spalle a Dino Meneghin che a occhi chiusi era sicuro di poter contare sul “sì” del Gallo in nazionale nel momento del vero bisogno.
Da zero a otto, voto quattro. E soltanto perché dei genitori, Marilisa e Vittorio, ho un ottimo ricordo ai tempi della grande Milano di Peterson e Cappellari che faceva più fatica a rinnovare il contratto a suo padre che a Roberto Premier che pure aveva la moglie avvocato. Da uno a dieci, voto dieci invece a Simone Pianigiani per il capolavoro con il Barcellona e per il pieno di forti e belle emozioni che mi ha regalato mercoledì sera la sua MensSana in Europa League. O kappa, un po’ esagero, ma lasciatemi esultare al massimo dei massimi per una squadra di appena due mesi e mezzo che meglio non avrebbe potuto giocare in difesa e in attacco contro quella che è la più forte squadra di basket del vecchio continente. Un Montepaschi che avrebbe meritato come minimo l’onore di un richiamo in prima pagina che gli è stato invece negato dai capiredattori ignoranti del quotidiano sportivo più letto nel Belpaese che si nutrono solo di calcio anche nella notte in cui, uscendo dal Palaextra in delirio, a nessuno è venuto in mente nemmeno di domandare cosa avesse mai fatto la nazionale del pallone nell’amichevole Klagenfurt contro non ricordo bene quale avversario. Avevamo ancora tutti negli occhi un McCalebb molto vicino alla perfezione e un Rakovic quasi eroico, ma anche un Carraretto che dopo due palloni persi in malo modo nel primo quarto ha sparato nel momento decisivo del match tre canestri deliziosi, zucchero e miele, che avrebbero fatto gola anche a Navarro. E figuratevi allora cosa poteva a noi importare di Balotelli, Ranocchia e Santon, ma pure di Balzaretti, Viviano e Ledesma. O dei gossip della Nba?
Giusto di Navarro adesso però vi voglio parlare. A Siena lui non c’era e molti dunque pronti subito a dire, ipocriti e farisei, che con Navarro sul parquet sarebbe stata tutta un’altra musica. Questa, cari i miei signori, è solo enorme malafede. Perché anche a Siena, se è per questo, manca dall’inizio della stagione un certo Malik Hairston che a Pianigiani avrebbe fatto comodo da morire non soltanto l’altra sera. Di più, Pietro Aradori, il Fenomeno al quale SuperBasket nel numero 50 dello scorso dicembre dedicò pagine e pagine intere, è ancora latitante, o quasi, e Andrea Michelori, da quel che mi è dato sapere, partecipa ogni settimana alla trasmissione di Federica Sciarelli e da queste parti non si è fatto mai vedere. Eppure al Montepaschi nessuno piange e si dispera per queste cose, ma lo stesso Pianigiani finge di non farci caso e intanto lavora di gomito per coprire anche queste falle. Così come è davvero curioso che la squadra che ha vinto per quattro anni di fila lo scudetto tricolore sia maltrattata dagli arbitri non solo in Italia, perché la gente è stufa di vederla sempre imperare, ma pure in Europa, perché Barcellona è Barcellona e guai a chi la tocca e osa irritarla. Ora nessuno dice che il club di Ferdinando Minucci debba essere aiutato da Jungebrand o da Cicorino Cicoria. Per carità, sia mai, ma credo che Siena meriti comunque d’essere trattata alla pari almeno con quei club che pure possono disporre di un budget a lei nettamente superiore. Addirittura di quattro volte se vogliamo parlare dei poveri catalani di Pascual. Compresi Navarro e Basile.

 






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