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Mors tua vita Pea – Ma mi faccia il piacere. E io pago… 03/12/2010



di Claudio Pea      da sienanews.it

Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere. Avrebbe bofonchiato Totò. Il grande Totò. Non il piccolo Totò Di Natale che chi lo capisce è bravo. Prima rinuncia alla Juve e passi. Anzi, meglio così. Ma perché poi segna tre gol al Napoli e non esulta? Perché è nato in un quartiere di Napoli. Proprio come il grande Totò che aveva trentatrè anni più di Franca Faldini quando la conobbe che lei era ancora un fiore. Per questo convisse con la bella attrice sino alla morte, ma non la sposò. Ho il senso del ridicolo, un giorno spiegò. E se l’attore Totò deve far ridere, Antonio De Curtis mai. Sessanta sigarette e sette caffè al giorno, ma ci vollero tre infarti per spaccare il cuore del Principe delle risate che a Di Natale avrebbe senz’altro detto: “Ma mi faccia il piacere. Oppure, visto che c’eri, perché non hai sbagliato i tre gol?”. Così avrebbe fatto almeno contenti tutti i napoletani e contemporaneamente non si sarebbe coperto di ridicolo. Così, come ha detto Pietro Vierchowod, comico involontario della domenica del calcio in Rai, avrebbe anche preso un piccione con due fave. Come no? E io pago il canone. E Pozzo, patron dell’Udinese, gli passa uno stipendio da centomila euro al mese perché il suo bomber non festeggi per tre volte dopo il gol. Tanto più che la seconda rete del piccolo Totò è stata meravigliosa come il canestro di Ariel Filloy in sottomano e giravolta. Ebbene sì, lo confesso: ho visto anche Pistoia-Venezia di Legadue. Ci vuole un bel coraggio. E’ vero. Ma non avevi proprio niente di meglio da fare? Per la verità no. Con il telecomando smanettavo e ho beccato Sportitalia, Bicio Frates e una partita che vi raccomando. Bene o male, 45-36 per la Reyer a 5’15’’ dalla fine del terzo quarto. Posso anche cambiare canale? No, perché improvvisamente la squadra di Mazzon non centra più neanche una vasca da bagno. Insomma per farla breve, ma è stata un’agonia lunghissima, Venezia non ha raccolto manco un punticino dalla lunetta sino al quinto minuto dell’ultimo quarto, quando Clark si è stufato di sparare a vanvera (e a salve) e con tre triple di fila ha trascinato al supplementare quello strazio di ciapanò. Nel quale anche Pistoia invero ha fatto la sua parte con un orribile uno su venti nel tiro dall’arco delle bombe.
Per chi non la sapesse hanno perso i toscani di Moretti (65-70) e la Reyer ha così salvato il primo posto in classifica che divide con l’incredibile Udine, però adesso la sparo anch’io grossa e vi dico che, se questa è la Legadue, uno: grazie ma non fumo, due: ha fatto bene Valentino Renzi a concedere ad una sola squadra della seconda serie il passaporto per il suo paradiso. Se invece vogliamo vendere fumo, come sta facendo l’Ecumenico Boniciolli a Roma, ciascuno continui pure a difendere il suo orticello facendo finta di non vedere che ci sono squadre che fanno ridere i polli anche in serie A, ma poi nessuno si lamenti se i presidenti si disamorano del giocattolo d’oro e mandano i loro allenatori ad andare a farsi benedire. E non parlo solo della Lottomatica che, tanto per cominciare, dovrebbe subito lasciare a casa Superbone Vitali che, anche seduto in tribuna, sa combinare più danni della grandine, ma pure della Scavolini che non può nascondere dietro le assenze di Collins e Diaz la vergognosa disfatta di Villorba dove, se fossi stato l’uomo Dalmonte, sul 77-31 per i ragazzini della Benetton, sì, 77-31, avete letto bene, avrei spedito a calci sul sedere tutti quei fenomeni da baraccone direttamente nel pullman senza neanche passare per lo spogliatoio. Non prima però di aver chiesto scusa a Daniel Hackett e a tutto il pubblico del Palaverde. E io pago.
Scimmiottando SuperCazzola e forse frastornato dai 21 punti che gli ha sparato sui denti il figlio dell’ex pugile Alfio Righetti, Claudio Sabatini si è svegliato un mattino raccontando di voler acquistare il Calcio Bologna. Ma mi faccia il piacere. Compri piuttosto un buon americano alla Virtus perché con gli italiani che ha, checché ne dica Chiabottino, oggi la Canadian Solar ha gli stessi punti in classifica di Cremona, Biella e Sassari. E domenica chissà, se dovesse perdere anche con la Benetton, sarebbe probabilmente esclusa persino dalle final eight di Coppa Italia. Ma si può? Io dico di no. Chapeau a Michele Antonutti per la partita di sostanza con Milano e per la buona difesa su Hawkins, però fermiamoci qua: mi ha già fregato una volta quand’era ragazzino a Udine e ci sta, ma, prima che ci riesca una seconda, ne deve passare ancora d’acqua sotto i ponti della mia Venezia e poi vedrò. Intanto si ricordi i punti che ha segnato in tutto lo scorso campionato a Montegranaro: meno di cento, per la precisione 94, e poi si faccia legare dal buon Pilla Pillastrini all’albero della cuccagna marchigiana in modo che le sirene di SuperBasket non incantino anche lui dopo aver mandato fuori di testa Pietro Aradori e Alessandro Gentile.
Lo so, il figlio del grande Bonsai di Caserta ha compiuto diciott’anni solo il 12 novembre scorso e quindi Repesa deve armarsi di santa pazienza per fare di lui un giocatore che almeno la smetta di pensare più per sé che per la squadra. Così come Michele Antonutti non era ancora maggiorenne quando esordì in serie A nella Snaidero e sembrava che potesse spaccare il mondo con la caparbietà tipica dei friulani, ma poi si è perso per strada. Pietro Aradori invece a ventun anni sognava già i Knicks dell’amico Gallinari e il suo presidente di allora, Marco Atripaldi, andava in giro raccontando che, mentre in Italia riducevano il numero degli americani, lui ne aveva trovato uno che era nato a Brescia e che sarebbe presto volato nella Nba. Difatti è passato a Siena ed è stata questa la vera ruota della fortuna che finalmente ha cominciato a girare in favore di Gel Aradori perché altrimenti il ragazzo a Biella avrebbe fatto la stessa fine di Superbone Vitali a Roma. Con Simone Pianigiani del resto o lo segui nel suo lavoro magari ripartendo anche da zero o ti siedi in panchina e di lì più non ti alzi. Altro che Nba. Lo so, domenica c’è Montepaschi-Armani. O kappa, se vi va bene ne riparliamo sabato. Se invece volete che chiudiamo qui il discorso, vi dico subito che i pianti che arrivano da Milano per la rinuncia a Maciulis, Pecherov e Petravicius servono solo per fare abbassare la guardia a Pianigiani e fargli credere che l’Armani manco si sogna di venire a vincere a Siena dove anche il Lietuvos è stato asfaltato senza pietà. Ma Simone non è mica nato ieri…

 






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