Minucci: "Sogno l'Eurolega"
07/10/2011

Corriere di Siena

SIENA - "Sei scudetti in fila e sogno l'Eurolega, chi vuole batterci arrivi al nostro livello". Così titolava ieri mattina il Corriere della Sera. Ferdinando Minucci, presidente della Mens Sana basket insieme a Livio Proli, presidente dell'Olimpia Milano, sono stati protagonisti di una lunga e bella intervistaverità sul quotidiano di via Solferino a poche ore dall'inizio del campionato (sempre che venga trovato un accordo sulla questione arbitri). Campionato che sta per iniziare, scelte estive dei rispettivi club e gerarchie per la stagione gli argomenti analizzati. "Poter stabilire un record imbattibile è più che una motivazione. E un'occasione unica, perché per arrivare a vincere 6 scudetti bisogna prima averne vinti 5. Sembra una banalità, ma non lo è. Nella storia, solo Milano oltre a noi c'è riuscita e ci sono voluti 50 anni per ripetere questa impresa" ha sottolineato il patron biancoverde che prosegue sulla scelta tra Eurolega o scudetto: "L' Eurolega - dice Minucci - è il traguardo che ancora ci manca. Certo, rinunciare a un sesto titolo consecutivo che ci darebbe un record ineguagliabile... Ci devo pensare. Potrei dire che voglio vincere l'Eurolega, poi una volta vinta ci ripenso e dico che vorrei anche lo scudetto". Siena favorita? Ferdinando Minucci è chiaro: "Milano ha fatto una campagna acquisti stellare. Se guardiamo il mercato, Milano è la favorita. Poi c'è da giocare, mettere insieme i giocatori, creare un sistema e su questo noi siamo più avanti di loro. Siena uccide il campionato? "Mah, mi viene da sorridere quando sento dire che Siena uccide il campionato. Io invece dico che Siena è fondamentale per alzare il livello del campionato, perché chi vuole vincere il titolo deve battere noi, e per battere noi deve arrivare al nostro livello. Chi vuole vincere sa che deve fare meglio dei più bravi". E sull'Eurolega dello scorso anno. Per vincerla ci è mancata "un po' di esperienza, un po' di fortuna. E ci ha spiazzato il cambiamento di metro arbitrale tra i playoff e la semifinale. Quest'anno abbiamo un anno di esperienza in più, un McCalebb che spero non si infortuni e Andersen, uno che l'Eurolega l'ha già vinta. Ci proviamo. Abbiamo assaporato e gestito il periodo delle sconfitte e ne abbiamo fatto tesoro. Questo è il mio ventesimo campionato e noi abbiamo cominciato a vincere nel 2002, quindi ci sono stati almeno 10 anni di sconfitte. Sappiamo qual è la legge dello sport, sappiamo che i cicli cominciano e finiscono, un giorno che perderemo arriverà, sarà senza drammi, perché questa è la parabola della vita sportiva". Bryant e Bargnani in Italia, uno a Bologna l'altro a Siena. Che risponde Minucci? Su Bryant "sono diviso: come uomo di marketing lo valuto un colpo di assoluto valore non italiano, ma mondiale; come dirigente sportivo, ritengo che questa cosa di sportivo non abbia nulla. Bargnani? Un giocatore per pochi mesi non lo prendo, perché non ha senso. Ma se Bargnani volesse allenarsi a Siena e disputare qualche partita, perché no? Per ora non c'è niente di concreto, ci sono problemi di assicurazione, noi non abbiamo disponibilità. Penso sia molto difficile che possa venire a Siena". Se la promozione in Al, nel 1993-94. Una stagione delicatissima, senza l'aiuto di nessuno, con Olitalia come sponsor. Erano in pochi a credere che ce l'avremmo fatta" è il primo momento bello dei 19 anni di dirigente, il secondo è senz'altro "il primo scudetto di Simone Pianigiani, che è stato il completamento del mio lavoro da dirigente: una squadra nuova, assemblata con giocatori scartati da altre squadre, un allenatore cresciuto qui". Infine le battute sulla Supercoppa appena vinta e non giocata "proprio bene". "No, giocata proprio male - ribatte Minucci -. Sapevo che sarebbe stata una partita difficile per noi, perché avevo visto i giocatori allenarsi tra problemi, infortuni e fatiche degli Europei. Alla fine è uscita la classe dei singoli. Però abbiamo meritato, perché non abbiamo molato mai. Cantù non ci ha battuto questa volta, ora non lo farà più? Lo penso anch'io. Non perché non possa batterci, ma se dovessimo arrivare a una serie penso che per Cantù sarebbe un'altra storia". Per Livio Proli è Siena il punto di riferimento, ma non deve essere "tabù", lo spiega subito sottolineando le qualità della società biancoverde: "Sa che cosa mi dice mia moglie? Ma quando tu e il tuo staff parlate, parlate solo di Siena, sembra che per voi sia diventato un tabù. Ha ragione. Io di Siena - dice Proli - ho cercato di guardare in questi due anni non tanto i risultati sportivi, ma l'organizzazione. E ho trovato spunti interessanti, anche se il modello qua è irreplicabile. Minucci? E' il numero 1 in Italia, perché nello sport il numero 1 è chi vince, non chi parla bene. Siena il nostro paragone? Certo, ma la sfida non è con loro: è con noi stessi. Quando riusciremo a sublimare i nostri lati positivi minimizzando i nostri lati negativi, avremo fatto lo scatto decisivo" conclude il presidente dell'Olimpia. La sfida è appena iniziata.






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