di Claudio Pea da sienanews.it
Prima la notizia, poi il cazzeggio. Tanto più che la notizia è grassa. Anzi, proprio cicciona: l’allenatore dell’Olimpia Milano nella prossima stagione, contrariamente a quello che vi avevo anticipato quest’estate, e poi mi sono venuti tutti dietro come caproni, non sarà Ettore Messina, che oltretutto è legato al Real Madrid sino a giugno 2012 da un contratto blindato da mille e una notte, ma tenetevi forte: Sergio Scariolo che oltretutto costa la metà. O quasi. Ma come? Mi ronzano già nelle trombe di Eustachio le vostre giustificate perplessità dal momento che è il segreto di Pulcinella che Livio Proli non straveda per il cittì di Spagna o che comunque gli preferisca Ettore Messina col quale si sente al telefono se non addirittura tutte le mattine, almeno cinque o sei volte a settimana. Ma in pochi giorni molta acqua è passata sotto i ponti sui Navigli e le carte in tavola sono state completamente rimescolate perché, vi piaccia o no, da lunedì 3 gennaio a Milano impera Dan Peterson. Sì, proprio quel rincoglionito di un Nano ghiacciato come lo chiamavano Flavio Tranquillo e le sue comari. Nessuna esclusa. E se non credete a me, provate a domandarlo a Pietro Colnago, il Pat Riley di Sky che, per prendere le difese di Dan, era già stato spedito dalla Banda Osiris anche lui sul carrello dei bolliti, tra lo zampone e la gallina lessa, sotto il purè di patate o affogati nella salsa verde.
Detto tra noi, e parlando sotto voce affinché il nemico non ci ascolti, le quattro partite che Dan Peterson ha vinto con Caserta, Pesaro e Teramo in casa, e a Cremona, le avrebbe vinte anche Pierino Bucchi e le avrei probabilmente vinte anch’io se solo il buon Giorgio Valli mi avesse suggerito i cambi. O no? Ma non è questo il discorso. Il clamoroso successo del ritorno di Peterson in panchina va molto al di là del poker di vittorie raccolte a mani basse in campionato e dei consensi ricevuti da ogni angolo del pianeta basket e special modo da chi sino al mese scorso lo vedeva cotto anche per le telecronache delle partite di Eurolega su ItaliaSport. La forza di Daniel Lowell è stata quella di aver convinto prima Livio Proli della bontà della (sua) geniale scelta e poi d’aver incantato soprattutto Giorgio Armani che ora è letteralmente rapito dal carisma del più grande paraculo a stelle e a strisce mai sbarcato nel Belpaese, passando per il Cile, dopo Mike Bongiorno. In parole povere adesso all’Olimpia Milano si fa tutto quel che vuole e dice Peterson. Con l’avvallo in toto del patron, ma pure del presidente. Prova ne sia che in quattro e quattr’otto sono stati comprati Greer e Eze come andava elemosinando sin dalla scorsa estate pure Pierino Bucchi, ma non era stato (purtroppo) ascoltato.
Se avete infatti la pazienza che vada a scovare quel che ha scritto Peterson sulla Gazzetta prima di Capodanno, mi dovrete per forza dare ragione. Eccolo il pezzo sotto il titolo: “Nessuno me lo ha chiesto, però…”. Nel quale Dan spiega l’eliminazione di Milano dall’Eurolega con la bocciatura di Finley e di Pecherov, per non parlare di Petravicius e Melli, cioè dell’asse play-pivot che secondo lui era troppo fragile per competere anche nel campionato italiano con il Montepaschi di Siena. Accontentato con Greer e Eze, grazie agli acquisti dei quali, oltre al contemporaneo infortunio capitato a McCalebb, l’Armani è diventata la favorita al successo nella prossima Coppa Italia torinese, Peterson ha già pronta la seconda mossa che è quella che vi ho annunciata in esclusiva sin dalle prime righe di Mors tua vita Pea. Ovvero la scelta del coach di Milano per la prossima stagione che non sarà più lui, perché sa benissimo che non può allenare in eterno, né Ettore Messina, che si farà piacere un altro anno al Real Madrid, ma Sergio Scariolo che è sempre stato il suo occhio dritto. E il Nano ghiacciato che farà? Affiancato da un altro suo fedelissimo, Giampiero Hruby, siederà nella stanza dei bottoni dell’Olimpia, come era nei suoi sogni da anni annorum, occupando il ruolo di consigliere particolare del cittì della nazionale spagnola e personale del presidente Livio Proli.
E ora il cazzeggio. Tutta la settimana scorsa sono stato sulle nevi e quindi di chicche cestistiche ne ho viste e lette poche anche perché SuperBasket non arriva a Cortina d’Ampezzo e la Coppa del Mondo di sci sull’Olympia delle Tofane ha occupato tutto il mio tempo dall’alba a notte fonda. Mi sono però fatto un sacco di domande alle quali magari darò una risposta prossimamente su questo schermo. Mi sono per esempio chiesto se Cicciobello Tranquillo facesse più danni prima con le sue lavagnette o adesso che l’hanno rinchiuso nel pulmino di regia e ci ripropone, appena può, il faccione di Marco Atripaldi in tutte le salse e le sciarpe possibili e immaginabili. Mi sono anche domandato se non fosse per caso arrivato a Treviso il momento di riesumare in fretta e furia Giorgio Buzzavo, il solo capace di coinvolgere di nuovo Gilberto Benetton nel basket e di tirare le orecchie a quei quattro mascalzoni che stanno facendo diventar matto Repesa, o se dobbiamo rassegnarci all’idea che chissà per quanti lustri ancora lo scudetto sarà un avvincente duello solo tra Pianigiani e Scariolo. Intanto già vi anticipo che domani sarò a Siena, sabato al Palaverde e dal 10 al 13 febbraio a Torino. Ho già una certa età e non mi voglio più far mancare niente soprattutto nello sport che più amo: la palla nel cestino. Rincoglionito magari anche più di Peterson, ma con lo spirito sempre del monello che, buttando ieri sera un occhio sul Grande Fratello, si rifiutava di credere alla Tigre che mi raccontava che Margherita è la figlia del grande Marino Zanatta e della sua splendida moglie. No, non ci posso credere.