«Ho preso una bella botta Ma la testa è a posto, sto bene»


23 giugno  Rassegna Stampa

La Nazione

«L’ULTIMO a parlare, quando ci metteremo in cerchio, sarà Haynes. Lui conosce tutte le sfumature dell’inglese. Io, uomo di poche parole, uso invece lo sguardo. Penso che se vedono i miei occhi, i compagni capiscono cosa voglio trasmettere. Traggono forza da questo». Sarà così anche stasera al Forum di Assago per Tomas Ress e i suoi compagni di avventura in questa finale scudetto surreale. Innanzitutto come sta Ress dopo l’atterraggio di testa che l’ha costretto ad uscire? «Sul momento non sentivo più le gambe, non mi reggevano. Nello spogliatoio mi hanno dato sali minerali, applicato il ghiaccio, controllato
gli occhi. Insomma, cose di rito. Confesso che se anche non mi fossi sentito al 100% sarei tornato in campo lo stesso. Devo dare
tutto: ora o mai più. Stamani, (ieri, ndr) mi sono alzato bene, senza risentimenti». Oggi il capitano è in campo. «Certo. Anche se la stanchezza, sia fisica che mentale, si fa sentire per tutti. Vale anche per Milano. Ringrazio fisioterapisti e preparatori
atletici per il loro lavoro». Già dopo la prima schiacciata del 2-0 ha iniziato ad incitare il pubblico. Lo stesso ha poi fatto Janning. Non è che ci sia poi un gran bisogno… «Sì, sì… è vero. Ma questo è un gesto che a volte i giocatori fanno per scaricare la tensione, anche di felicità. Se quando entri in campo la prima cosa che fai fila liscia, ti senti incoraggiato. Lo stesso vale
per Janning: siamo tanti leader in campo». Dopo il calore di Siena, il gelido Forum di Assago. Quale potrebbe essere l’arma in più per vincere la partita? «Siamo consapevoli delle nostre forze. In gara-2, in fondo, eravamo tornati molto vicini, a cinque minuti dalla fine. Ma è stato un crescendo di progressi. L’Armani, comunque, resta la super-favorita». Morte societaria dietro l’angolo ma la squadra è come se non se ne accorgesse. «Ci concentriamo solo sulle ultime partite. Magari il prossimo anno saremo in altre squadre, troveremo altri contratti. Credo che sia un valore aggiunto dimostrare, per esempio anche a grandi formazioni quali Barcellona e Panathinaikos, di saper lottare fino alla fine, da uomini veri, per una squadra che non ci sarà». Cosa c’è nel futuro di Tomas? «Ci pensa il mio agente, ha sempre compiuto le scelte giuste. L’opzione dovrà tenere conto anche della famiglia. Se Siena si fosse salvata, lo ammetto, sarei rimasto volentieri qui a finire la carriera. Ci penserò
dopo il 4 luglio al futuro: prendo l’aereo e vado due settimane a Rodi con la famiglia. Lì niente stress». Coach Crespi si è presentato in sala stampa emozionato, ha usato parole forti. Inusuali. «Sì, è una persona atipica. Un uomo vero, di sport, che dice le cose come stanno. Onesto e che ama alla follia i suoi giocatori. Non guarda mai alla serie: se gli avessero prospettato un progetto valido ci avrebbe ragionato. Uno sfogo giusto,tanti la pensano come lui». Con Hackett e Moss, che non hanno certo brillato, vi siete salutati? «Li conosco bene però giochiamo in squadre diverse e ciascuno pensa a fare il proprio lavoro».
La squadra si è fatta una promessa in caso di vittoria dello scudetto? «Tra uomini veri le promesse, i fioretti che dir si voglia, non servono. Sono solo scuse per dare il meglio, noi invece lo facciamo sempre» Che sensazione ha il capitano: Siena ce la può fare?«Abbiamo giocato due partite molto buone, possiamo migliorare ancora».
In che cosa? «Tanti dettagli: un rimbalzo non preso, una palla persa che in fondo può fare la differenza. Non c’è tanto da cambiare, semmai limare». Laura Valdesi


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