Mps vince e chiude la serie per 4-1 Orgoglio e rabbia valgono la finale


9 giugno  Rassegna Stampa

La Nazione

LA «FAME» di chi non ha niente da perdere. Proprio quella che era mancata a Roma nell’ultima frazione di gara-4. L’orgoglio di una squadra che vuole lasciare la serie A a testa alta. La rabbia di un pubblico - e di una città – che hanno vinto sul campo l’ultimo scudetto e non ci stanno a farselo strappare dal petto. Nonostante i rumors di revoche, sempre più insistenti. Nonostante gli accertamenti della Fip collegati all’inchiesta «Time out» e un’udienza per il fallimento alle porte che fa scrivere ai tifosi: «Domani (oggi, ndr) la sentenza… una pronta iscrizione la nostra unica speranza!» Fame-orgoglio-rabbia:
tre ingredienti della vittoria, bellissima ed emozionante, che ieri ha regalato alla Mens Sana l’accesso alla finalissima scudetto. L’ottava consecutiva, su nove. Per di più all’indomani dell’ennesimo ko casalingo dell’aspirante al titolo,
l’Armani Milano dell’ex Luca Banchi, da parte di Sassari. Coach Marco Crespi è un melting pot di sentimenti, a fine partita, che spaziano dalla gioia pura alla consapevolezza di aver portato i ‘suoi’ ragazzi a tagliare un traguardo che sembrava inarrivabile. E che ora può portarli addirittura fino in vetta. «Lasciateci sognare», grida un gruppo di tifosi agitando le sciarpe biancoverdi. Flash bello e triste al contempo, sapendo che il baratro è dietro l’angolo. Ma non c’è (troppo)
tempo per gli allori. Il primo incontro-scudetto sarà il 15 con la vincente fra Milano e Sassari. Stasera l’Armani ha l’opportunità di chiudere la serie, vincendo. TENSIONE PALPABILE, al palazzetto. In campo e anche sugli spalti.
Il comportamento del patron capitolino Toti nell’ultima gara a Siena, il faccia a faccia Nelson-Goss in campo, il lancio di oggetti al Pala Lottomatica, sono convitati di pietra in una gara che vede forze dell’ordine schierate e subito avanti Roma. I primi due punti sono di Mbakwe. Goss porta a 4. «Go, go, go», incita Crespi dopo il primo libero messo dentro da Haynes. Ma
arriva la tegola: 7 minuti del primo quarto Ress esce con un tutore per la botta al perone nel tentativo di stoppare Jones. L’inizio è tutto in salita: 1-9. E il clima caldissimo, non solo per l’afa. Haynes sembra ritrovare la verve ma Mbakwe
è pericolosissimo. Schiaccia per il 7-13. Non gioca bene, la Mens Sana. Troppo timorosa. Bellissimo il contropiede di Janning: intercetta e va sul 19-16. A fil di sirena Viggiano da 3 punti gela Roma: 22-17. Palazzetto in piedi, il presidente Toti seduto con la faccia fra le mani. LA FORBICE resta stretta, a inizio secondo quarto. Mbakwe risponde a Haynes. Ortner sigla il +10.
Appena Roma si avvicina ci pensa Green a riportare il divario a due cifre. Rientra Ress con una fasciatura stretta. Siena sente il fiato sul collo e allora sbriga la faccenda il capitano, da tre punti, incitando poi i suoi. I giochi sono aperti. Il vice Magro guida la squadra mentre infuria il testa a testa: 52 pari. Crespi tira per la maglia Green, gli sussurra qualcosa nell’orecchio. Pacca sulla spalla e liquidato. Haynes (alla fine 29 punti) in lunetta e poi da tre per il 62-52. L’ultimo
quarto inizia con un +11 (67-56). Che sale a +14 con una tripla di Janning. Ma è quella del +13 di Carter ha far alzare in piedi il palazzetto. Siena vola a +15 (82-67). Corrono gli steward per evitare contatti fra tifosi senesi e romani. Intanto Siena chiude a 91. Il miracolo è compiuto. Un miracolo something differente come sta scritto sulla maglietta di Crespi in sala
stampa.

Laura Valdesi


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