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12/11/2011

Dan Peterson su Gazzetta

Lontana da me l'idea di dire a Milano e Siena cosa devono fare nella «partita dell'anno», domani alle 20.30 al Forum di Assago. Dico solo questo: è già la partita che ha suscitato più interesse di qualsiasi altra partita giocata in serie A, playoff compresi, negli ultimi 5-6 anni. Perché? Perché Siena ha dominato in maniera totale, così togliendo curiosità, suspense e dramma a ogni altra partita giocata nei precedenti 5 anni.

I tecnici Quindi le mie considerazioni sono per i tifosi. La prima cosa da sapere (e forse molti lo sanno già) è che squadre così forti non cambiano tante cose per una partita del genere. Due motivi. Il primo: fare dei cambi potrebbe seminare dubbi nelle teste dei propri giocatori. Il secondo: sono arrivati a questo punto giocando così, quindi perché modificare un meccanismo che funziona? Quindi, non aspettare pretattiche o tattiche da fantascienza. Perdonatemi se sposto l'attenzione, per un attimo, verso gli allenatori. Qui abbiamo due coach che ci sanno fare. Simone Pianigiani ha vinto 5 scudetti in 5 anni con la Mens Sana, tre Coppa Italia, Supercoppe e due Final Four di Eurolega.

Sergio Scariolo ha portato 6 diverse squadre in 3 diversi Paesi alla finale per il titolo, vincendone tre, con Pesaro, Real Madrid e Malaga. Ha disputato pure lui due Final Four di Eurolega, con Pesaro e Malaga. Poi, due ori europei con la Spagna. Quindi «Guerre Stellari» sulle panchine.

Occhio a... Cosa può notare il tifoso per avere il feeling della partita? Le piccole cose. Chi è più reattivo su una palla vagante. Chi riesce ad arpionare un rimbalzo offensivo. Chi prende uno sfondamento. Chi fa un tuffo per recuperare una palla. Chi sceglie bene quando tirare, passare e palleggiare.

Chi sta addosso al suo uomo in difesa. Chi ha i nervi saldi nel 4° periodo, quando non c'è più ossigeno nel palazzo. Come gestisce la squadra un pallone importantissimo. Un grande allenatore ha detto:

«Ad alto livello, la cosa più difficile da fare è una cosa semplice sotto una grande pressione». Verissimo. Ci saranno 20 eccellenti giocatori in campo. Ma non aspettate i numeri. Il «numero» più bello è la cosa più banale possibile, ma fatta come Dio comanda, quando la pressione atmosferica fa implodere i muri. No, non cito nessun giocatore, per evitare di gettargli  il peso della responsabilità. Sono già al limite dello stress. Lasciamoli così.

 

La Repubblica di Milano: Scariolo

L’urlo degli undicimila per invertire la storia. Quella  recente: Siena vincente su Milano, sempre, con coach Pianigiani e capitan Stonerook al timone nelle 21 vittorie biancoverdi consecutive, dieci a domicilio. Armani eterna sfidante, una volta di più domani sera (Raisport 1, ore 20.30), Montepaschi pentacampione abituata ad azzannare partite del genere.

Coach Sergio Scariolo, come la mettiamo con la pressione?

«Sono solo curioso di affrontare sul campo chi ha dominato negli ultimi cinque anni. Il resto non mi interessa molto: quando arrivai a Vitoria, per due settimane sentii solo parlare di Barcellona e Real Madrid, ma il mio compito era portare il Tau al vertice. Abbiamo il massimo rispetto, ma mi interessa il nostro cammino».

Non arriva troppo presto l'esame Siena?

«Fosse una finale, sì. Ma è regular season, anche se la partita e l'avversario sono un po' più importanti. I momenti decisivi saranno altri. Certo, avremo il Forum pieno, avvertiamo interesse, affetto, partecipazione. Dobbiamo fare una partita seria, rispondere agli stimoli, non angosciarci. Chiedo concentrazione e intensità costante a chi giocherà di più, e un paio di cose ben fatte agli altri».

Leader e gregari. Tra i primi, finora, si va ad alti e bassi: Nicholas, Fotsis, Bourousis, lo stesso Gallinari. Questione di stimoli? «Di ruolo. Tattico e psicologico. Molti di loro, da specialisti in squadre vincenti, devono tornare ad avere un ruolo di riferimento costante, di essere colonne e far crescere gli uomini di complemento. Il processo è in corso».

Hairston, finora, è stato il più continuo ed è l'ex di giornata. Chi ha dato consigli a chi?

«Abbiamo chiacchierato un po'. Ma Malik è giocatore semplice e istintivo, vive di fiammate, non credo cambi molto per lui affrontare la sua ex squadra. Il suo ruolo, da Siena a Milano, è cambiato poco, qui ha più spazio e lo sta sfruttando bene».

La Montepaschi ha mille armi. Una letale: le accelerazioni di Mc Calebb. Come lo fermerete? «Con difesa individuale e di squadra, stando attenti a non svenarci su di lui, a non squilibrare la difesa perché sono in tanti alla Mps a saper fare canestro. Lui ha caratteristiche uniche, qualche pericolo lo porterà, l'importante è limitarlo. Ma più importante di questo sarà aggredire: se l'Olimpia non lo fa, non vincerà con nessuna grande squadra».

Deve anche risolvere qualche rebus: Gallinari-Mancinelli sta diventando un dualismo.

«Con Danilo, che ci sta dando una mano, si è affollato il settore ali. Mando, è vero, ha giocato qualche partita meglio e altre meno. Ma la squadra ha fiducia in lui, la palla gli arriva, deve essere cosciente di cosa fare e farlo bene, anche perché in difesa è migliorato».

Ct della Spagna contro ct dell'Italia, per la prima volta: la stuzzica il duello in panchina con Pianigiani?

«Lo stimo molto, gli auguro una lunga e bella carriera, lo rispetto ma non sento la rivalità. È tutta la vita che gioco contro coach di alto livello. Mi preoccupano di più i giocatori: noi allenatori contiamo fin quando si entra in campo».

Vincere, una grande partita o una partita"da grande": di cosa si accontenta?

«Diffido di quelli che a parole odiano perdere anche a briscola, perché non sanno cosa serve per vincere. Il risultato è conseguenza di come giochi: non siamo ancora una grande squadra, ci stiamo impegnando a migliorare ma ricordiamoci che il processo durerà pìù di un anno. Voglio una partita seria, competere, tenacia quando subiremo un parziale o sbatteremo contro la loro difesa. Meglio fare due cose fatte bene: quando arriveremo a dieci, saremo una grande».  

 

 

 






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